giovedì 5 luglio 2007


A volte sogno fantasmi.
Sono bianchi, enormi con occhi piccolissimi e neri
Mi sento sfinita quando li vedo.
Loro rappresentano le mie paure più grandi.
Le mie paure assumono la forma di fantasmi.
Loro non si muovono, rimangono lì a guardare il mio corpo fragile,
un corpo incapace di affrontarli.
Mi affaccio a volte e cerco di guardarli, ma non riesco.
Mi parlano nella mia testa
Mormorano parole che non comprendo, sono un mistero per me.
Tento ma non sono in grado di fermare il tremore quando li vedo.
Le nostre paure sono spiriti giganti che non ci lasciano in pace.
E noi.... non fuggiamo mai.

domenica 24 giugno 2007

Domenica


Domenica. Chi ha voglia di fare qualsiasi cosa di domenica? Alzate le mani. Io non alzo la mano. Sto seduta sul divano davanti al computer a guardare i quotidiani. Devo dire che da quando ho l’internet a casa mi sento più ‘informata’ su quello che accade nel mondo. Leggo un po’ i giornali. Ma entro di nuovo quasi subito nel mio mondo e dimentico quello degli altri. Non lo facciamo tutti? Continuo a vivere sempre molto di più nel mio mondo. Nel mio mondo le domeniche sono grigie, lente, si trascinano come una lumaca senza destinazione. Tutte le domeniche penso che ogni lunedì sarà diverso. Sarà più colorato, più veloce, più pieno di speranze che la settimana sia una da ricordare. E poi arriva un’altra domenica. E la settimana scorsa non la ricordo più.

Quando ero piccola le domeniche di estate erano ‘il giorno del gelato’. Era di domenica che mia madre dava chiare istruzioni a mio padre quando lui ci portava al bar di sotto: “Mi raccomando: un solo gelato ciascuno e niente con conservanti né coloranti!”. Mio padre seguiva le ordini, anche se quasi “faceva finta di dimenticarsele” quando mio fratello gli chiedeva il gelatino rosa e blu con gli occhietti speranzosi. “Niente conservanti né coloranti”, e allora quello al latte e cioccolato era l’unica scelta. Andavamo fuori a mangiare il tanto desiderato gelato, mentre mia madre ci guardava dalla finestra della cucina e ci salutava con un sorriso dolce. Il sorriso che ancora vedo quando le parlo di qualcosa che mi ricorda quei tempi.

D’inverno invece, le domeniche erano ‘il giorno delle castagne’. Era di domenica che mio padre andava al mercato e comprava un chilo di castagne per fare al forno la sera davanti ai nostri occhi golosi. La zuppa di legumi e le castagne è ancora la mia cena preferita la domenica sera quando fuori già è buio e si sente la lieve pioggia sulla finestra ed il vento che tira, mentre dentro fa caldo e c'è una commedia in TV.

Era anche di domenica che guardavo in TV insieme a mia madre alle 6 di pomeriggio il ‘Top del Pop’, un programma dove guardavo Tina Turner con i capelli più strani che io avessi mai visto e Michael Jackson ancora nella sua ‘vera pelle’, che ballava avanti ed indietro in “Thriller” insieme a un sacco di persone spaventose per i miei piccoli occhi. Avevo circa 5 o 6 anni ed ero felice stesa sul divano insieme a mia madre, ridendo di Tina Turner "la leonessa", come la chiamavamo noi, mentre mio padre ci cucinava le castagne.

Oggi sento tanto la mancanza di quelle domeniche spensierose, piene della piacevole lentezza dell’infanzia. Adesso le domeniche sono vuote, e l’allegria non c’è più. Al suo posto c’è lo stress del pensiero che domani è lunedì e tocca andare a lavoro. Tocca alzarsi presto e correre per non arrivare in ritardo, fare in 8 ore quello che idealmente si dovrebbe fare in 12, ma non c’è tempo, non c’è tempo. Non c’è mai tempo. I giorni non ci bastano, a volte le sere si deve stare ancora davanti al computer per finire un progetto, perché domani c’è altro da fare e ci saranno altre scadenze.

Quindi, anche se le domeniche sono vuote e grigie, mi sdraio sul divano e guardo la TV o ‘surfo’ un po’ in Internet con il piacere di sapere che alla fine ancora è domenica. Ed ho tutto il giorno per godere della lentezza che desidero tutta la settimana. Domani è lunedì. Ma chi se ne frega? :)

sabato 23 giugno 2007

Oro, primo post, un po' giù... andrà meglio!



No al grigio. No a Giugno. Sono confusa, grigia. Vorrei che tutto fosse oro, che il mio mondo diventasse ricco di sentimenti, di comprensione, di passeggiate lungo il mare con chi amo. Sono stanca dei cieli grigi. E vorrei solo essere capita, perché se non mi capisci, non riesci a starmi accanto. Vorrei l’oro sulla pelle, l’oro sul nostro letto. Vorrei allontanare le nuvole ed essere abbracciata da un sole fervente. Così come m’abbracci tu. Ma mi devi capire. Sono grigia e vedo tutto grigio. Amo il sonno, odio alzarmi la mattina. Forse se la mattina ci fosse l’oro splendente e fresco dalla mia finestra riuscirei a sorridere. Tra un po’ ci sarai tu di nuovo. E l’oro tornerà.